Sul promontorio Lacinio lo sviluppo architettonico e cultuale greco comincia nel VII e prosegue nel VI sec. a.C., ma è soprattutto tra V e III sec. a.C. che il santuario dedicato ad Hera Lacinia assumerà un primato nell’ambito della Crotoniatide e della Magna Grecia.
Al santuario si accedeva attraverso l’antica via sacra (E-W), a S della quale si ergevano gli edifici sacri frequentati fino in età romana. Si riconoscono i resti degli edifici ellenistici per accogliere le delegazioni illustri (ilkatagogion, e l’hestiatorion, per i banchetti) ed i due templi. Il primo (VI–inizi V sec. a.C.), a pianta rettangolare, il più antico luogo di culto del santuario, ha restituito doni preziosi, quali la corona d’oro di Hera.
Del tempio A, dopo secolari saccheggi, rimane, oltre alla superstite colonna e parte di stereobate e stilobate, in blocchi squadrati, l’intera fossa di fondazione. Il tempio (primo venticinquennio del V sec. a.C.) presentava una peristasi dorica con sei colonne sulle facciate e 14 sui lati lunghi. Frammenti delle decorazioni marmoree dei frontoni e dello splendido tetto con acroteri traforati testimoniano la sontuosità delle sue decorazioni.
La deduzione coloniale romana dal 194 a.C. (Livio XXXIV, 45, 4-5) interessò la porzione del promontorio a N della via sacra. Sorta per lo sfruttamento agrario e come presidio militare marittimo, presentava una maglia di strade ortogonali, con infrastrutture, edifici pubblici monumentali (terme) ed edifici privati, quali due sontuose domus. Questo spazio rettangolare (circa 7,5 ha) era racchiuso entro poderose mura (30-20 a.C.) cui si accedeva attraverso un’imponente porta “a tenaglia”.